Un'autorità per completarsi

Maddalena

13-03-2006  

Inizia tutto dalla coscienza, dal senso di responsabilità, dall’attenzione che ognuno ha nei confronti di ciò che lo circonda, di ciò che non è suo e di ciò che invece gli appartiene, comincia tutto dal rispetto per le persone, dal voler convivere con gli altri e non soltanto dallo stare nello stesso loro posto, comincia tutto dall’idea che gli uomini abbiano bisogno degli altri per vivere e non solo per una questione di sopravvivenza, ma per completarsi, per considerarsi veramente uomini, perché ognuno si realizza nell’altro,

I poeti, gli scrittori, i cantanti non esisterebbero se non ci fosse qualcuno ad ascoltarli; gli insegnanti non esisterebbero se non ci fossero degli alunni; i muratori non dovrebbero costruire case se non ci fosse qualcuno ad abitarle…

Ognuno di noi ha bisogno dell’altro per crescere, per mettersi in discussione, per non credersi onnipotente…

Autorevole è colui che senza farci perdere di vista la nostra unicità, il nostro essere persone insostituibili, ci costringe a confrontarci con l’altro, a convivere con esso e a metterci continuamente in discussione; chi sa essere autorevele ci lascia liberi, liberi di decidere e quindi ci mette davanti alla possibilità di sbagliare, di cadere e di capire il perché del nostro errore, non ci lascia soli, ci porta sul terreno che ritiene giusto, ma senza mai imporsi, lasciandoci la libertà di contestare, di rifondare un nostro concetto di autorità, mantenendo un dialogo, un confronto.

Non credo che l’autorità sia una sola, credo che ognuno possa darsi dei principi, alla base dei quali sta il rispetto, l’ascolto dell’altro e la considerazione di esso come punto di riferimento…

Se no si diventa autoritari e l’autoritarismo, la porevaricazione non possono che sfociare nel terrore, nella paura, nella legge del più forte, in cui non c’è respiro, non c’è libertà, non c’è crescita perché non c’è ascolto, non c’è rispetto…

La scelta politica scout si riassume in tre punti:

Capire Scegliere Agire

Ci mette davanti al difficile compito di crearci una coscienza, di essere critici e di non accettare qualcosa che ci viene imposto, con questo credo ci possa considerare veramente liberi quando si agisce per uno scopo preciso, ma allo stesso tempo quando ci si rende conto che lo scopo non dipende solo da noi, ma da tutti quelli che ci circondano e che comincia dalla collaborazione, dalla crescita, dall’ascolto anche di coloro che possono aver fatto un errore.

La riflessione scaturita dai giorni passati insieme in cui ci siamo confrontati è questa, ho cercato in queste righe di far capire cosa vorrei che fosse l’autorità, che vorrei fosse creata dalla collaborazione di coscienze libere volte a costruire un ambiente in cui si possa sbagliare e da questo errore si possa ripartire…

Anche se, da quando sono tornata mi rimbomba prepotentemente in testa una canzone di De Andrè che dice:

“C'hanno insegnato la meraviglia/ verso la gente che ruba il pane/ ora sappiamo che è un delitto/ il non rubare quando si ha fame”.