Saluti

Non firmati

22-03-2006  

 

Da questo workshop mi aspetto di conoscere la realtà di un mondo che conosco solo per sentito dire e che non mi ero mai preposto di conoscere.

Da questo workshop esco con molte riflessioni tra cui l’importanza che persone ci vogliono bene (famiglia) e che nel momento del bisogno non ci abbandonano.

Molte domande mi sono posto tra me e me, come ad esempio la sconfitta dello stato di fronte a queste persone…TRASGRESSIONE.

 


 

Sicuramente la prima e immediata cosa che farò sarà riportare nel mio clan la  TESTIMONIANZA di questa esperienza che a più persone della mia età sarebbe piaciuta esperimentare, promuovendo questo workshop negli anni a venire.

In secondo luogo, mi piacerebbe coinvolgere la mia comunità scout proponendo delle discussioni sul tema, anche prendendo spunto dal sito in internet che ho avuto modo di visitare.

Personalmente sono ora stimolata a conoscere da vicino il carcere che si trova nella mia città (Brescia); informarmi sulla questione della legalità e della autorità, prendere in considerazione l’idea di un servizio in questo contesto.

 

 


 

In questi giorni: una miriade di emozioni, una miriade di espressioni, una miriade di impressioni. Tutto gira, mi trascina in un vortice ma non mi porta a fondo: inizialmente la voglia di evadere (quasi ironico usare questo verbo), i cancelli si susseguono, la luce naturale viene sempre meno… poi il contatto con altre persone, con voi ed ecco che la luce ritorna: c’è la voglia di ascoltare, di parlare, di farsi sentire, di condividere le proprie esperienze e imparare dalle altre… È questo quello che mi è successo e succede tuttora. Anche se stasera sarò nella mia stanza è questo quello a cui penserò.

Credo che mi ricorderò di questo turbinio per tutta la mia vita e spero di riuscire a portare nel mio clan e nel mio mondo tutto quello che ho imparato in questi giorni, quello che ho visto e le sensazioni che ho provato.

 

 


 

Durante questi tre giorni sono riuscita a vivere in prima persona ed a sentire sulla mia pelle la realtà del carcere e del tribunale.

È fondamentale non soltanto ascoltare da lontano e lasciarsi attraversare dalle varie problematiche, ma è necessario sentire, vedere e agire in prima persona.

Come obiettivo mi impegno a proporre al mio clan di vivere una route di servizio presso il carcere.

Mi impegno inoltre a proporre un’attività al reparto per raccontare la mia esperienza e per renderli più consapevoli della realtà del carcere.

 


 

Cosa mi hanno lasciato questi giorni a contatto con la realtà carceraria?

Sicuramente mi hanno tolto dei dubbi e dei pregiudizi sul sistema giudiziario in genere…

Me ne hanno messi in luce degli altri.

Mi hanno aiutato a ricordare e non dare per scontato il sapore che la vita, mi hanno ricordato che è facile gioire delle più piccole cose (una penna, un quaderno…).

Mi hanno ricordato il valore del tempo; che non ho tutto il tempo del mondo, ma sono qui adesso e posso andare dove voglio, quando voglio.

Mi hanno mostrato la contraddizione di una società che vuole rieducare i colpevoli e non concede misure alternative.

Mi hanno raccontato che le gabbie non esistono solo allo zoo, e non ospitano solo animali.

Mi hanno ricordato che fuori da qui c’è qualcuno che mi aspetta (il clan, gli amici, la famiglia); ma per qualcuno non è scontato.

Mi hanno permesso di vedere oltre il muro con gli occhi dell’altro…

Ho imparato la differenza tra autorità e autorevolezza, due facce di una sola medaglia.