Il mondo ritrovato

Pasquale Forti

13-03-2006  

L’incontro di sabato 11/3 è stato per me una delle pagine più incisive del diario che riguarda la mia esperienza nel gruppo. Non sono stati gli scritti letti, né gli interventi del gruppo della prima fase. Il flash è scattato quando sono stati invitati gli scout ad esprimere le proprie considerazioni sull’esperienza e sul tema dell’autorità.

Man mano che si succedevano i loro interventi, sentivo salire in me un groviglio di emozioni. Il piacere della scoperta si mescolava al rimpianto per ciò di cui mi sono privato, per ciò che avevo cinicamente allontanato da me, tanto da non riuscire più a vederlo, né a ricordarmi che esistesse. Le loro considerazioni mi hanno permesso di riappropriarmi di una parte importante della vita che avevo staccato da me stesso.

Nella complessità della natura umana ci sono responsabilità che sono innate, mi riferisco alla consapevolezza di essere parte del consorzio nel quale nasciamo, ci formiamo e cresciamo. Le scelte che attuiamo durante questo percorso spesso ci fanno smarrire la coscienza di questo grande valore.

Ed ecco pian piano innescarsi il processo di auto-isolamento, il distacco dalla vita e la convinzione che tutto ciò che ci circonda è solo un giardino dal quale cogliere i frutti che vogliamo, senza chiederci se è necessaria una potatura, o rassodare il terreno o irrigarlo per placare la sua sete. L’egoismo e il narcisismo imperano e la non coscienza delle proprie azioni fa il resto.

Sabato il gruppo, attraverso l’incontro-confronto con questi ragazzi, mi ha sbattuto in faccia questa realtà che avevo rimosso. E’ stato doloroso. Ha scatenato un processo introspettivo che è ancora in corso. Questa ”aula interiore” è presieduta da una autorità dalla quale nessuno di noi si può esimere: la coscienza. Un’autorità che mi auguro sarò in grado di rivestire dell’autorevolezza necessaria affinché mi guidi verso una revisione critica del mio vissuto, che produca una maggiore serenità verso me stesso e verso il mondo che mi circonda.

So che non sarà facile, ma mi piacerebbe percorrere quest’ultimo pezzetto di strada con voi, se mi accetterete. E, con una “trasgressione” a quanto indicato dal dottor Aparo, porgo agli scout e al gruppo il mio grazie.