Non solo sindrome post parto


Mart
edì 14 Maggio 2002

Lo psicologo: vittima di un'escalation di disturbi

di Daniela Daniele

ROMA


Nascosta in un contenitore pieno d´acqua, la lavatrice, sorta di gelido utero artificiale, come se qualcuno avesse voluto rispedirla da dove era venuta. E´ quasi certo che sia stata la madre a uccidere così la sua neonata, nel giorno simbolo dell´esaltazione dell´amor materno: la festa della mamma. L´orrore cerca rifugio nella ragione. «Ma la ragione - ammette lo psicologo Federico Bianchi di Castelbianco - fatica a credere e ne è sconvolta».


La mente rifiuta l´idea che una madre uccida la sua creatura?

«Certo, ma è soprattutto il come che spinge a disgusto. Ognuno s´è immaginato la scena».

Madri hanno ucciso lanciando i figli dalla finestra, altre li hanno soffocati nel sonno o pugnalati. Perchè scegliere come strumento di morte uno dei più comuni elettrodomestici? Ha un significato simbolico?

«Credo che la volontà sia stata, soprattutto, quella di nascondere, di eliminare l´"oggetto" che rappresentava il frutto dell´inadeguatezza ad accudire. Mi sembra si possa leggere il desiderio di far sparire questa realtà in un turbine. Nella lavatrice i panni si confondono, diventano un tutt´uno e perdono identità. Non si distinguono più».

Come si può capire che cosa separi il raptus di follia dalla volontà di uccidere?

«Quello che si chiama raptus non è altro che l´immediatezza di un atto maturato e deciso in precedenza. Va da sé che, non conoscendo a fondo la situazione psicologica di questa donna, non sono in grado di dare risposte certe. Posso solo fare ipotesi, basandomi su dettagli riportati dalle cronache».

Loretta Zen si sarebbe rivolta a uno psichiatra, qualche tempo fa, perchè soffriva di depressione.

«Senza dubbio, siamo di fronte a una persona che sta male. Una donna che, durante la gravidanza, aveva perso il padre e pochi mesi dopo era stata colpita da un secondo lutto».

Eppure i familiari dicono che era tranquilla, normale.

«Fare le cose di tutti i giorni e non lamentarsi non significa non star male».

Si parla di depressione post partum.

«E´ un fatto fisiologico che può durare da tre giorni a tre mesi e che mette radici, comunque, sempre su soggetti fragili, vulnerabili. E´ più probabile che il parto e i lutti abbiano riattivato, in questa persona, elementi psichici precedenti».

Precedenti al parto, intende?

«Sì. Per saperlo con esattezza bisognerebbe conoscere la storia personale, le dinamiche vissute nei rapporti con i genitori e tante altre cose. Ho la sensazione che in questo caso si sia verificata una escalation di disturbi psichici che sono, poi, sfociati nella tragedia».

Chi aveva accanto la donna ora si chiederà se avrebbe potuto fare qualcosa per evitare il delitto.

«Posso immaginarlo. E penso all´altra figlia, a quali prove dovrà affrontare. Così come posso intuire lo stato d´animo dello psichiatra cui lei si era rivolta. Ma è molto difficile prevedere sviluppi del genere. Improbabile decidere di togliere un figlio a una persona solo perchè è depressa: nella maggior parte dei casi, i figli aiutano a superare uno stato di depressione. Desidero però tranquillizzare l´opinione pubblica, non vorrei si credesse che ogni donna con crisi di malinconia dopo il parto possa arrivare al neonaticidio».

Si rendeva conto di quello che stava facendo?

«Sono certo: non se ne rendeva conto».

Allora, qualsiasi madre uccida un figlio è innocente?

«Qualsiasi madre uccida il proprio figlio è psichicamente disturbata».