il Nuovo

Ecco i geni dell'evoluzione
Giovedì 7 Marzo 2002

Si trovano nel gruppo Hox: in pratica l'interruttore generale del Dna che consente i salti da una specie all’altra. La scoperta rende ragione a Darwin e alla sua teoria dell'evoluzione. La rivelazione su Nature.

 

MILANO - Darwin aveva ragione, e i creazionisti hanno torto. Finalmente anche la genetica, con quasi un secolo e mezzo di ritardo, dà ragione (sempre che ce ne fosse stato bisogno) al grande scienziato inglese: un gruppo di biologi dell’UCSD, University of California San Diego, ha infatti scoperto la prima prova genetica oggettiva di come siano potute avvenire, già nel passato più lontano, alterazioni profonde nella struttura fisica di un animale. A tutt’oggi i creazionisti hanno sempre ammesso microevoluzioni all’interno di una specie (per esempio il cambio di colore del pelo), ma mai macroevoluzioni, come il “salto” da una specie a un’altra di una caratteristica. Tanto che, negli Usa, Stati come l’Oklahoma ne hanno fatto una materia di legge costituzionale.

“E invece no, le macroevoluzioni sono possibili”, dice William McGinnis, docente di biologia alla UCSD, che sta per pubblicare su Nature i clamorosi risultati della ricerca. In particolare è stato dimostrato come esista un gruppo di geni “regolatori” dell’attività di tutto il codice genetico, che si comportano proprio come un interruttore generale: accedendo o spegnendo le funzioni di altri geni hanno fatto sì che si verificassero mutazioni importanti nella storia del regno animale. Un esempio: l’evoluzione, 400 milioni di anni fa, della struttura dei crostacei preistorici (che avevano un arto per ogni segmento del corpo) nelle sei zampe degli insetti terrestri. “L’argomento fondamentale dei creazionisti era che finora non si era trovata alcuna prova genetica del salto, da una specie a un’altra, di caratteristiche fisiche fondamentali”, commenta McGinnis. “Adesso c’è”.

I ricercatori sono partiti proprio dalla scoperta dei geni “regolatori”, detti HOX, avvenuta nel 1983 nel genoma del moscerino della frutta. Tali geni, che determinano che la corretta disposizione di testa, torace e addome degli insetti durante lo sviluppo embrionale, sono però presenti in tutti gli animali, uomo compreso. E nei laboratori di San Diego, lavorando sullo stesso moscerino della frutta e su un microgamberetto conosciuto come Artemia, gli scienziati hanno scoperto che è proprio lo stesso gene del gruppo HOX, denominato UBX, a sopprimere il 100 per cento dello sviluppo degli arti nel torace dela mosca, ma appena il 15 per cento degli arti nel gamberetto. E’ in questo modo che al crostaceo crescono zampe in ogni segmento del corpo, mentre la mosca si limita a sei. Ma il gene è lo stesso, anche se, a causa della mutazione, lavora diversamente sulle due specie.

“E’ dunque grazie a questo interruttore, che accende e spegne gli altri geni che regolano lo sviluppo degli embrioni, che si può passare da strutture semplici a strutture più complesse, e si possono avere mutazioni stabili”, spiega Matthew Ronshaugen, un altro ricercatore del gruppo. “Nella fattispecie, la mutazione avvenuta nel gene UBX ha comportato che esso esprimesse una proteina anch’essa mutata: in questo modo nell’organismo degli insetti fu bloccata la produzione di arti, e ne rimasero stabilmente sei, quelli che conosciamo. Abbiamo parlato di gamberi e mosche, ma il principio è ovviamente valido in assoluto”.

La scoperta del meccanismo che genera i “salti” della evoluzione e le mutazioni è però importante a diversi livelli. La ricerca di San Diego, per esempio, è stata finanziata dall’Istituto Nazionale per la Salute dei Bambini, e i suoi risultati serviranno anche a comprendere il tipo di mutazioni genetiche che possono successivamente risultare in malattie o malformazioni.